20.1.07

Il Generale Inverno e i Demoni di Fuliggine


Tanti e tanti anni fa viveva sui colli di Bologna un vecchio generale.

L'uomo comandava schiere e schiere di soldati di brina, grandi uomini e piccoli elfi che ad ogni suo cenno rispondevano prontamente attaccando e conquistando i prati come i fiumi, le fontane come i tetti delle case.

Ognuno di loro aveva un compito ben preciso e unico ognuno, nella mente del vecchio condottiero, aveva un suo preciso obbiettivo.

La battaglia aveva sorti alterne ogni anno, ma ogni anno si concludeva con la vittoria del generale sul suo più sedentario e dolce fratello, che alle schiere di brina aveva preferito una manica di pittori nullafacenti che non si occupavano d'altro che tingere foglie e scaldare castagne.


Questo fino al sesto anno del secondo millennio dalla nascita del Nazareno.


La mattina del ventunesimo giorno del dodicesimo mese la sveglia del generale suonò come ogni anno, il vecchio stropicciò gli occhi, scostò le coperte di ghiaccio che lo avevano coperto e tenuto in un freddo confortevole durante il riposo, si alzò ed indossò la sua vecchia divisa coperta di medaglie di neve e si accorse che qualche cosa non andava.


Brina e Neve (il generale era un po' monotematico anche nei nomi) i suoi lupi non erano li con lui, ne tanto meno si fecero vedere i suoi attendenti e il suo stato maggiore.

Prese allora ad aggirarsi per il vecchio castello che abitava, nessuna delle finestre era aperta e soltanto qualche debole lama di luce filtrava dai vecchi scuri di legno.

Camminò e chiamò ma non ebbe risposta da nessuno dei suoi servi o dei suoi soldati, poi sentì qualche cosa, un pianto sommesso che proveniva dalla grande sala dei balli dove ad ogni cambio d'anno si tenevano i festeggiamenti in suo onore.


Affrettò il passo e con un calcio (il generale non aveva esattamente un carattere dolce e contemplativo) aprì la pesante porta di legno che andò a sbeccare con un tonfo gli stucchi della parete.


“Chi piange in casa mia?”


Tuonò, ma subito si pentì della sua irruenza quando vide una bambina di poco più di sei o sette anni seduta al centro della sala con un abito ricamato di petali e di colori che lui nemmeno sognava, lottare con dei piccoli folletti neri di fuliggine che la tiravano e la deridevano.


“Vi prego ho sonno” diceva tra un singhiozzo e l'altro “lasciatemi dormire è tanto tardi”

ma i piccoli demoni continuavano a tirarle i capelli e a pizzicarle la pelle rosa.


“Lasciatela in pace” urlò nuovamente il generale avanzando minaccioso con la sciabola in pugno

“Andatevene codardi o affrontate me il Generale Inverno!”


Per un istante i folletti si fermarono a guardarlo stupiti e un po' spaventati, poi scoppiarono a ridere tutti insieme.


“Ma cosa vuoi fare tu vecchio?”


Dissero fra le risa


“ormai hai già perso, abbiamo già distrutto il tuo esercito e stiamo rovinando anche le tue roccaforti al nord e al sud, ormai sei nostro ostaggio e ti libereremo solo quando farà comodo a noi!”

cantilenarono con i loro aliti fetidi


E detto questo gli gettarono addosso una campana di plastica vuota da cui il generale non poteva uscire, ma solo guardare i folletti che non la smettevano di infastidire la sua piccola primogenita, Vera.


Ora questa favola ancora non ha una fine, spero però che i folletti lascino in pace la piccola Vera e che il vecchio inverno si sia placato un pochino quando riuscirà a liberarsi, oppure speriamo che chi può la smetta di essere ipocrita e cieco e decida di porre veramente un freno all'armata dei demonietti di fuliggine.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma cosa sta succedendo a Inverno? è stato imprigionato nella serra dai demoni inquinanti?

Anonimo ha detto...

Mah, secondo me una svegliata potrebbero dargliela le armate del colonnello Uragano che pare abbia deciso di abbandonare i campi di battaglia al sud per dare una mano al nostro povero generale... ma c'e' poco da contarci, sediamoci ed aspettiamo l'estinzione, magari e meglio...

zagro