27.4.07

Bologna la rossa è morta

Tra poco si va in Ferie.

Mare ombrelloni, montagna piste finto innevate, collina boschi.

Città nulla come al solito, o quasi.

Bologna la rossa è morta, poche pippe.

Ci siamo seduti su di un comodo divano e la abbiamo lasciata andare via, magari le abbiamo anche pagato il taxi perché siamo dei signori e perché così si cavava più in fretta dalle scatole, ad ogni modo la abbiamo accompagnata alla porta e con una leggera spinta la abbiamo salutata sul pianerottolo.

Adesso la guardiamo in teca di cristallo dormire, come Biancaneve, solo che il principe azzurro che avrebbe dovuto svegliarla se ne è andato in vacanza a Genova a prendere dei meritatissimi fischi.

Ora qualcuno si guarda intorno e non capisce, legge strani volantini sui muri che parlano del 25 aprile e della resistenza come di un fatto attuale, ascolta i proclami dalla televisione poi passa in piazza maggiore e si chiede:

“Si ok ma allora?”

Qui si parla solo di Partito Democratico (bello sapere che gli altri non lo sono, anche se un po' lo sospettavamo), ma la sinistra dove sta?

Rinchiusa in una galassia molecolare di partitini che si sparano attraverso degli specchi senza rendersi conto che sparano solo all'immagine che hanno di loro stessi.

Ora però forse qualche cosa è arrivato a cambiare le cose.

Adesso bisogna essere UNITI dicono tutti, senza aggettivi ma di sinistra.

Sono d'accordo la gente lo dice da un pezzo, e sono felice che forse si riuscirà effettivamente a creare qualcosa.

Ma sapete che cos'è che fa invece tristezza? La consapevolezza che non sono cambiate le posizioni le nomenclature, quello che è cambiato è che adesso il mondo politico della sinistrina ha paura di ritrovarsi per strada, senza il divano di cui sopra.

Quindi tutti a rivedere parole d'ordine e a stringersi mani e a darsi pacche sulle spalle.

Io sono sfiduciato, lo so e me ne rendo conto, ma spero che da questa paura qualche cosa di buono nasca.

22.4.07

Bentornato :-)

Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni
(Aprendo la prima puntata della trasmissione RT - Rotocalco Televisivo il 22 aprile 2007)

Sto dall'altra parte, quella che simpaticamente il premier ha definito «coglioni». Credo che tutti i giovani, figli di ricchi o di poveri, debbano avere gli stessi diritti allo studio e uguali possibilità nell'affrontare la vita; credo nella magistratura, nella sua indipendenza, e che tutti possano difendersi qualunque sia il conto in banca, quindi non credo alle trame; credo nella libertà di espressione, cioè giornali e televisioni liberi di criticare il potere; credo che non debbano esserci prevaricazioni né leggi ad personam, per sé, familiari o amici; credo che la pace debba sempre vincere sulla guerra; infine credo che non si debbano imbarcare fascisti e neonazisti per un pugno di voti. Non mi fido di chi ha avuto cinque anni e li ha spesi male. E non ho mai sopportato quelli che fanno promesse e non le mantengono.
(dal Corriere della Sera, 9 aprile 2006)

Chi manca?

Via Brocchindosso nome assurdo per una piccola via che dalla strada maggiore arriva alla via San Vitale, portoni che non hanno nulla dei grandi palazzi del centro e che rimandano il fango e il sabbione degli anni passati, qui sicuramente la gente pisciava negli angoli dopo le sbronze, qui ci si veniva a bere e a scambiarsi qualche schiaffo o coltellata tra goliardi.

Qui c'era la casa di Darien al Plè dove, la notte, i moschettieri di san Vitale stampavano volantini e giornali clandestini durante l'occupazione Nazista, che poi andavano affissi per il centro o passati di mano in mano la sera nelle osterie.

E sicuramente qui il 21 aprile 1945 si è fatto festa quando il CLN ha nominato Dozza sindaco della città liberata.

E da li in avanti tutti gli anni i sindaci hanno rinnovato la festa della liberazione, magari spostandola al 25 con il resto d'Italia, oppure festeggiando due volte in due diverse maniere, ora ditemi chi manca nei festeggiamenti di quest'anno?



25 aprile, 62° Anniversario della Liberazione, gli appuntamenti a Bologna:

Ore 9,30, Chiesa di Santo Stefano, deposizione di corona con picchetto. Sarà presente, in rappresentanza del Comune di Bologna, la vicesindaco Adriana Scaramuzzino;

ore 10.30, Piazza Nettuno, Alzabandiera e deposizione di corone con picchetto al Sacrario dei Caduti e a seguire celebrazione ufficiale. Interverrà il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. Sarà presente, in rappresentanza del Comune di Bologna, la vicesindaco Adriana Scaramuzzino;

ore 12, a Palazzo Malvezzi, ricevimento offerto dall'Amministrazione Provinciale alle forze dell'Antifascismo e della Resistenza;

ore 12, nel Giardino di Porta Saragozza, omaggio alla lapide che ricorda gli omosessuali trucidati nei campi di sterminio. Sarà presente, in rappresentanza del Comune di Bologna, il presidente del Consiglio Comunale Gianni Sofri;

ore 15, in Piazza Maggiore e Piazza Nettuno, concerto di bande popolari;

ore 19, in Piazza Nettuno, ammainabandiera.

Alla Chiesa di Santo Stefano e in Piazza Nettuno sarà presente il Gonfalone del Comune.


27.3.07

Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”.

Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia.

Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un “alto meeting sulla sicurezza nazionale” presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove.

Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.

Teresa Sarti Strada

Presidente di Emergency


13.3.07

Brutti ricordi e nuove speranze


12 marzo 2007 Corriere.it
Secondo la famiglia, c'è stato un «uso eccessivo della forza»
Caso Giuliani, la Corte Ue accoglie ricorso
Giudicata «ricevibile» l'istanza presentata dai genitori e dalla sorella del ragazzo morto durante gli scontri del G8 di Genova

BRUXELLES (Belgio) -
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato «ricevibile» il ricorso presentato dai genitori e dalla sorella di Carlo Giuliani, morto a Genova nel 2001 durante gli scontri avvenuti in occasione del vertice del G8. Lo ha reso noto la stessa Corte precisando che la sentenza sarà pronunciata in altra data. La decisione dei giudici europei segue la prima udienza che si era tenuta il 5 dicembre scorso.
«FORZA ECCESSIVA» - La famiglia Giuliani nel suo ricorso a Strasburgo ha invocato, in particolare, l'articolo 2 della Convenzione dei diritti dell'uomo (diritto alla vita) sostenendo che la morte di Carlo «è dovuta ad un uso eccessivo della forza» e considerando che «l'organizzazione delle operazioni per ristabilire l'ordine pubblico non siano state adeguate». I ricorrenti lamentano inoltre «l'assenza di soccorsi» immediati che ha comportato la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione (divieto di trattamenti inumani). L'istanza davanti alla Corte di Strasburgo è stata presentata il 18 giugno 2002.

IL PROCESSO - Le udienze del processo della Corte di Strasburgo potrebbero cominciare prima dell’estate e saranno pubbliche. La Corte si pronuncia sulle responsabilità legate alla violazione dei diritti umani, cioè su un campo di azione più ampio dei singoli addebiti penali. Sarà tutt’altro che un processo astratto: le sentenze della Corte di Strasburgo sono direttamente applicabili negli Stati membri, salvo appello al Collegio della Grande Camera.

5.3.07

Ciao Osvaldo

IL CORVO ALL'INCONTRARIO [3]

“Come ribaltato?” Primo strabuzzò gli occhi “devo mettermi a testa in giù?”


“Sarebbe un inizio, anche se non sufficiente, ma comunque un inizio” fece il professore aggiustandosi gli occhiali sul muso.


“Vedi figliuolo, il fatto è che normalmente voi” qui prese una pausa “umani siete un po' troppo banali per entrare nel nostro mondo, del resto c'è un motivo se abbiamo preferito staccarlo dal vostro ti pare?”


Primo annuiva con un'aria perplessa, lui del resto non si sentiva affatto banale, ogni giorno passava ore ad inventarsi e ad inventare giochi e storie per lui e per i suoi fratelli e le sue sorelle, e questo non gli sembrava assolutamente un comportamento banale.

Rinfrancato da questo ragionamento disse


“Ma io non lo sono, e poi in qualche modo devo aiutare il mio babbo insomma, mica posso lasciare che ci sloggino dal nostro podere”


Il topo prese a grattarsi meditabondo il mento, mentre Nero e Oro facevano lo stesso con un'espressione decisamente meno seria.


“Bene un modo ci sarebbe, domani notte devi andare al pozzo e porta con te un uovo di gallina, quando sarai li siediti sul bordo e chiama la Biscia del latte”


Primo sbiancò


“Ma ma la biscia del latte è cattiva, la mamma da piccolo mi raccontava sempre le storie sui bambini mangiati”


“E secondo te perchè devi portarti dietro l'uovo, lei ne va matta, con quello dovrai convincerla a portarti fino all'altro mondo”


“All'altro mondo!” questa volta a squittire fu Primo a cui quell'espressione proprio non piaceva.


“O insomma è un modo di dire” fece il professore spazientito “se vuoi andarci si fa così altrimenti sono poi fatti tuoi” e detto questo si rimise il morso e non parlò più.

Nero e Oro avevano ascoltato tutto e cercarono di tranquillizzare Primo.


“Su su cinno stai tranquillo, non è che poi mangi la gente il biscione”


disse Oro


“Non sempre almeno”


corresse Nero, Primo non si sentiva affatto tranquillizzato.

Nonostante tutto però, la mattina dopo andò nel pollaio e, senza dirlo alla mamma, prese una delle poche uova che trovò sotto la loro unica gallina e se la mise in tasca.

La notte seguente andò a letto vestito e quando tutti si furono addormentati, quatto quatto uscì alla luce della luna piena.


“Oila! Primo”


urlarono in coro i due folletti


“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”

fece primo terrorizzato


“Shhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhtttt!!!”


fecero i folletti agitando le manine


“Svegli tutti!”


E insieme si incamminarono verso il centro dell'aia dove, mezzo coperto dall'unico fico buono del campo, stava il pozzo.

Quando lo raggiunsero il bambino si guardò in torno a metà tra l'impaurito e il dubbioso


“Ora che devo fare?”


chiese


“Semplicemente vai al pozzo, affacciati dalla vera e chiama su la biscia. O non scordarti dell'uovo mi raccomando”


Primo si avvicinò al basso muretto di mattoni e guardò dentro, non gli sembrava ci fosse nulla di strano, la corda del secchio penzolava e dal basso ritornavano alcuni riflessi che la luna faceva sull'acqua.

Preso il coraggio a due mani aprì la bocca e urlò


“Biscia! Biscia del latte!”


Nessuna risposta, Nero e Oro intanto erano spariti dietro ad un sasso e da li lo incitavano


“Avanti riprova!”


Primo si girò ma rimase gelato, dal bordo del pozzo due occhi gialli e fluorescenti lo guardavano con aria malevola, incastonati su di una testa nera e lucida dalla cui bocca cadevano delle stille di bava biancastra.

Il sibilo che la biscia emise gli sembrò al cosa più terrificante del mondo, peggiore persino dei tuoni e della casa stregata su alla croara.


“Chi sssssssssssssssssei tu?” sibilò la biscia e poi ancora “che cosssssssssssssssssssssssssssa vuoi?”

2.3.07

Post di servizio

SONO PIU' VECCHIO
E il mondo mi festaggia ocn una giornata di sole... se sono importante :-)
E ora un disegnetto che non centra nulla :-P

23.2.07

Ernesto

Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza.

IL CORVO ALL'INCONTRARIO [2]

Il mattino seguente Primo si svegliò di buonora e di ottimo umore, suo padre invece era triste e rabbuiato e sembrava non voler alzarsi dalla sedia scassata su cui era seduto.

Continuava a guardare fuori dalla porta, come se guardasse la scaletta di legno di una forca, poi con una spinta si alzò in piedi, si mise il bonetto sformato in testa e la giacca di velluto buona.


“Io vado, torno per pranzo”


Disse rivolto a tutti e a nessuno in particolare.

Poi uscì e si incamminò lungo la piccola cavedagnia che dalla loro casa portava fin sulla via Emilia e dopo poco sparì dietro ad una curva.

Il resto della mattina Primo lo passò nei campi, lavorando come non aveva mai fatto nei giorni precedenti.

Zappò e ripulì il terreno da buona parte delle erbacce poi verso il mezzodì rientrò, tutto sudato, a casa.

Il padre era seduto sui gradini di pietra della porta d'ingresso, si teneva il capo con le mani e quasi non si accorse dell'arrivo di suo figlio finché non gli si sedette accanto.


“Come è andata Babbo?”


Chiese con una nota rilassata nella voce, che Alcide scambiò per fanciullezza.


“Non bene figliolo” disse “non bene” poi si alzò ed entrò in casa.


Le ore del pomeriggio si susseguirono costellate di discussioni tra i genitori e i fratellini che chiedevano a Primo che cosa stesse succedendo, fino alla cena e finalmente all'ora di coricarsi.

Questa volta Primo diede prova del suo nome e fu lesto a mettersi sotto le coperte e a raccomandare agli altri di addormentarsi, poi si mise in attesa.


Le ore passavano lente, ma nessuno sembrava apparire, finché poco prima dell'alba dalla madia si sentirono alcuni rumori, un piccolo grattare contro le piccole ante poi, con un urlo divertito dei suoi due cavalieri, un topolino di campagna si lanciò fuori correndo come un matto.

Il topino era bardato di tutto punto con due piccole selle, manco a dirlo una d'orata e una nera, e con delle briglie ornate di nappe e nastri multicolori.

Oro e Nero lo cavalcavano con molta eleganza, come se montassero il miglior destriero della scuderia della Dama.


Primo appena li vide scattò a sedere e quasi si lasciò andare in un urlo di gioia, salvo poi pensare che non voleva svegliare i fratelli addormentati.

Il topo intanto si era arrampicato sulla coperta e scesi dal loro destriero i due piccoli cavalieri si stavano inchinando in segno di saluto.


“Buonasera Primo, ben trovato!” dissero in coro


“Buonasera” rispose il bambino “allora?” fece impaziente


I due si guardarono per un istante come incerti di quello che stavano per dire poi, preso un sospiro per farsi forza, Oro prese a parlare.

“Vedi Primo noi abbiamo capito quello che succede nel campo dei tuoi genitori, il fatto è che voi vivete sopra la terra del corvo all'incotrario”


Il bambino strabuzzò gli occhi in un'espressione quasi comica, ed emise un “...Eh?” interrogativo che dava l'idea di quanto poco ci capisse.


Nero allora prese la parola, dopo aver dato al topo un pezzo di formaggio.


“Vedi vicino al vostro mondo ce ne è un altro, quello in cui viviamo noi, quello delle fate. Li ci vivono tutti i sogni tutti gli incubi”

e qui fece un sorriso significativo gonfiando il petto come a potare una medaglia e rimase imbambolato con gli occhi sognanti.


Primo e Oro si guardarono, il secondo scuotendo la testa si avvicinò al fratello, e facendo segno al bambino di aspettare un secondo prese ad accarezzare Nero.


“Nero...” disse con dolcezza “ Nero su che Primo aspetta, vai avanti, lo sappiamo che sei il peggior incubo di tutti e che il principe con un corno solo ti ha fatto i suoi complimenti... dodici secoli fa...”


“Dicevo” fece Nero riscuotendosi” insomma ci viviamo noi tutti, ecco il problema che normalmente questo mondo è, diciamo, di fianco al vostro e questo non crea problemi, se noi vogliamo mangiare le vostre cose semplicemente le prendiamo dalle vostre tavole e credenze mascherandoci in qualche maniera e voi, se proprio non volete essere gentili, cosa che capita spesso peraltro, ci scacciate”


Primo fece un timido segno di assenso.


“Ecco il problema che qui il nostro mondo è sotto al vostro e per giunta sottosopra, diciamo che è come se si specchiasse in una pozza d'acqua, e se non ci fosse un campo non ci sarebbero problemi, ma il bello è che qui, o meglio li” indicò il pavimento con la manina” ci vive un corvo,niente di troppo speciale, solo un po' più grosso degli altri, che per campare si mangia i semi che tuo padre pianta”


A questo punto primo aveva capito


“Be bene allora basta che io scacci questo corvo no? Come faccio ad arrivare li sotto?”


Il topo si alzò in piedi sulle zampette posteriori e messosi sul naso due occhialini da professore iniziò a parlare alla bocca spalancata di Primo.


“Inscito bascbin”


Oro gli si fece vicino e con delicatezza aiutò il topo spazientito a togliersi il morso e le briglie


“DICEVO!” disse allontanando il folletto con una spinta stizzita “Innanzitutto bambino chiudi la bocca che se no ci faranno il nido le mosche” lo fece di scatto “ mi presento sono il professor Pungaza mi occupo di umanologia all'università di Felsina, i signori qui mi hanno sottoposto il vostro caso, e credo ci sia un possibilità per farti passare, diciamo disotto.” Qui il topino, o meglio il professore, prese una lunga pausa ad effetto

“devi essere ribaltato”

21.2.07

Rebus Politico Cromatico

Soluzione 5-6!!!

Questa giuro che la Finisco

IL CORVO ALL'INCONTRARIO [1]



Secoli e secoli fa, vivevano nella pianura tra Bologna e il mare moltissime famiglie di contadini, coltivavano una terra ricca e abbastanza generosa e nonostante le alte tasse che i loro mezzadri pretendevano nessuna di queste poteva veramente dire di soffrire la fame, nessuna tranne gli affittuari di un piccolo podere sulla via Emilia.

Qui la stessa terra che solo pochi metri più in la riempiva il campo di spighe di grano e di erba medica sembrava volersi mangiare ogni singolo seme che la famiglia infilasse tra le zolle.

Il padrone, così come in contadini, non era affatto contento e dava il tormento al povero Alcide, era il capofamiglia e il padre di sette bambini, tanto che un giorno lo mandò a chiamare perché si presentasse a lui la mattina a venire.


Alcide a quella notizia non seppe che fare, ovviamente non poteva non presentarsi ma anche andare avrebbe significato il licenziamento e forse la perdita del podere.


Primo il suo primogenito, Alcide non era un uomo di molta fantasia e nemmeno Giuseppina sua moglie, vide il padre e si accorse della grande agitazione in cui si trovava.


“Che hai Babbo?”


Chiese guardandolo dal basso dei suoi undici anni


“Nulla, stai tranquillo”

Rispose distrattamente mentre con una mano gli scompigliava i capelli.


“Vai a dormire che è tardi”


Primo fece come gli era stato detto e come ogni sera andò nel grande letto di legno scuro che divideva con i suoi fratelli, e si coricò sul bordo con i piedi di uno dei piccoli ad accarezzargli una guancia, ma non si addormentò.

In silenzio tese le orecchie per sentire che cosa dicessero i suoi genitori, passarono i minuti finché i singhiozzi della madre non arrivarono fino a lui


“Ma che cosa faremo caro?”


Diceva tra si sospiri e le lacrime


“Non ne ho idea, ma domani qualche cosa mi verrà in mente, ora dormi e stai tranquilla”


Sentito questo Primo non riuscì più a prendere sonno con tutti i pensieri che gli giravano per la testa, ragionava e studiava un modo per aiutare il padre ma non gli venne in mente nulla.

Verso l'alba, quando la notte si fece veramente gelida, e Primo stava per cedere al sonno accadde una cosa veramente incredibile.

Da dietro ad una delle ante della piccola madia del pane, gli arrivarono delle vocine sottili sottili.


“Ho mo boia quanto ci mette ad addormentarsi Oro?”


Disse la prima con fare stizzito


“Non lo so Nero, però stai zitto che se ci sente sono guai grossi”


Rispose la seconda con un tono più paziente


“No senti io vado a dare un'occhiata, è un po' che sta fermo e io ho freddo, magari si è addormentato”


Disse di nuovo la prima, sempre più spazientita, mentre Primo si metteva a far finta di dormire.


“No no hei fermo, ecco bene e adesso se è sveglio che facciamo?”

“Ma che sveglio e sveglio è li che russa beato”

“Nero sei sicuro?”


La porticina della madia si aprì e due piccolissimi omini vestiti di tutto punto ne uscirono, entrambi portavano dei tricorni e delle scarpette di vernice nera con delle grandi fibbie lucenti, l'unica differenza era nei ricami delle loro giacche quelli del primo ad uscire erano di un nero profondo e un po' spaventoso, come il suo piccolo ombrello, mentre quelli del secondo, che non sembrava poi così convinto a muoversi, erano dorati e così anche l'ombrellino.


Velocemente i due balzarono prima sul pavimento, dove atterrarono dolcemente utilizzando gli ombrellini come paracadute, e da li saltarono sulla testata del letto proprio sopra il capo di Primo.


“Finalmente si è addormentato, non ne potevo più di starmene li dentro, oltretutto quel topo stava veramente iniziando ad infastidirmi con tutte le sue lamentele sul corvo all'incontrario”


Disse Nero mentre cercava la sicura del suo ombrello


“Ei che fai?” lo fermò Oro


“Gli mando un bel carico di incubi, così impara a non addormentarsi!”

Ribatté l'altro scuotendo con forza il piccolo oggetto

“E APRITI!”


“Ma no, ma no, poveretto, già praticamente non mangiano e tu vuoi anche terrorizzarlo mentre dorme. Non mi sembra il caso!”


A queste parole Primo non riuscì più a trattenersi e disse


“Grazie signor Oro, in effetti ho la pancia vuota e proprio non mi va di fare brutti sogni”


Entrambi gli omini esplosero in un AAAAAAAAAAAAAAA terrorizzato e si misero a correre per il letto finché non andarono a sbattere uno contro l'altro.


Il bambino rise dietro la mano di quello spettacolo che si era concluso con un'esplosione di polverine luminescenti nere e oro scaturite dai due piccoli ombrelli.

Ora i tre si guardavano in silenzio, il bambino con un'aria divertita e incuriosita, i folletti, perché di questo si trattavano i due omini, impalati e immobili con gli occhi a piattino e le bocche serrate.


“Fai finta di essere di legno” sussurrò Oro a mezza bocca al suo compagno


“Va bene” rispose Nero che iniziò a cantilenare “Ciocco di legno, sono un ciocco di legno, ciocco di legno sono un ciocco di legno” agitando le manine come a lanciare un incantesimo su Primo che se la rideva sotto in baffi per non offenderli.


“Ma sei scemo?!?” sbottò Oro “Ti sembra il modo di far finta di essere di legno?”

“Shhhhhhhhh! Lo sto ipnotizzando” sibilò di rimando Nero “Sono un ciocco di legno, ciocco di legno”

A quel punto una delle scarpine di Oro si andò a conficcare nel sedere dell'altro folletto che con un'imprecazione era saltato in piedi e subito ne era scaturita una piccola rissa.


Primo diede un colpo di tosse e con un riso mezzo soffocato chiese


“Ciao chi siete? Io mi chiamo Primo ed è un piacere conoscervi”


“Hei Oro mi sa che non dorme sai?”


“MA VA! Smettila di mordermi le calze e fammi alzare CRETINO, che vediamo di risolvere sta faccenda”


Ora i due si stavano aggiustando le bluse stropicciate con le mani mentre si rialzavano, poi Oro prese la parola e dopo essersi schiarito la voce disse


“Buonasera giovine Primo, noi siamo...”


“DEMONI TREMENDI!!!!” Urlò Nero alzando le mani sopra la testa e ciondolando da un piede all'altro


“Ma che Demoni e Demoni Imbecille!” disse Oro mentre con una manata faceva finire a gambe all'aria il fratello.


“Dicevo... Dicevo?”


“Voi siete...?” Incalzò il bambino


“A già noi siamo...” nero fece un rumore simile ad un rullo di tamburi con le mani


“I folletti dei sogni, i seralocchi” disse di volata Primo.


“E tu come lo sai?” risposero gli altri guardandolo sbigottito


“Vi ho riconosciuti dagli ombrellini, la mamma mi racconta sempre di voi prima di dormire”


“Bene presentazioni fatte, ora vuoi dirci perché non dormi, sono tre ore che stiamo rinchiusi in quella scatola aspettando che ti addormenti!”


Fece Nero spazientito e battendo con fare eloquente il dito su una cipolla che aveva preso dal suo taschino.


L'espressione di Primo si fece via via più seria, mentre raccontava ai due di come l'indomani suo padre sarebbe dovuto andare dal mezzadro che voleva toglier loro la terra perché non produceva abbastanza, e della mamma che non sapeva più che cosa mettere loro nel piatto la sera.

Quando smise di parlare i due folletti si stavano soffiando i grossi nasi in due fazzoletti ricamati


“Sniff che storia triste”


Dissero all'unisono tra i singhiozzi esagerati.


“Senti facciamo così tu ora dormi e noi domani vedremo di darti un mano, ma mi raccomando non farne parola con nessuno, la dama di Felsina non ha piacere che noi ci si immischi in queste faccende”


“Va bene” Disse primo e si addormentò.

19.2.07

Karol


"Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corigerete."

8.2.07

SOSIA!!!!!

Si dice che nel mondo ci siano almeno due persone identiche....
In questo video ci sono le prove :-)
Dio mio ci devono aver separati alla nascita....
P.S.
Compare a 2 minuti e trenta...
FA PAURA

6.2.07

“Il vangelo secondo Gesù Cristo”



Ancora non lo ho finito, e sicuramente si potranno trovare in rete recensioni ben migliori della mia, ma se vi capita, o meglio se volete leggere qualche cosa di diverso e interessante cercate “Il vangelo secondo Gesù Cristo” di Josè Saramago.

Lo scrittore, che nel 1998 ha vinto il Nobel per la letteratura, imposta una storia della vita di Gesù, un vangelo, molto umano e concreto.

La religione e la figura di Dio vengono messi spesso in discussione in una serie di dialoghi che non solo ci mostrano un Gesù, bambino prima e adulto poi, alle prese con le paure e i dubbi di chi il mondo lo vive da uomo, ma cosa più importane rendono il Dio un essere fallace e molto più vicino agli uomini di quanto essi stessi non vogliano credere.

Un libro scritto da un ateo convinto che ha il pregio di avvicinare meglio dei tanti testi sacri alla figura cardine della nostra cultura, rendendola umana e non sovrannaturale, imperfetta e non aliena.

MILLE...Grazie!

31.1.07

Guardatevi questa chicca!!!!



A casa Gates non sanno veramente più che cosa inventarsi.

É un cartoon on line contro la pirateria, con toni da film horror... GENIALE!!!!

28.1.07

SE QUESTO E' UN UOMO


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

Primo Levi

25.1.07

«Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo»


«Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.»


Il 27 Gennaio è il giorno della liberazione di Auschwitz.

Non sono mai stato a visitarlo, sono però stato a Dacahu.

Il campo di per se è un'esperienza dura e grigia, ma quello che più mi ha impressionato è stata una foto come quella che ho inserito qui.

Scarpe su scarpe depositate fino al soffitto in un magazzino.

Scarpe dei prigionieri, politici, ebrei, omosessuali, rom ed altri.


«Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo»

24.1.07

Giuliano (Bee Hive)

Giuliano, io e te siam due
Strani, ma simpatici però.
Giuliano, io non ho un amico
Migliore di te no, no.

Con Giuliano gioco, corro, rido, parlo e poi
Mangiamo sempre tutto ugual noi due
Ci dividiam tutto quel che noi abbiam
Stiamo sempre insieme noi.

Sai come è bello, sì
Siam degli amici noi
Sai come è bello, sì
Giocare con Giuliano.

20.1.07

Il Generale Inverno e i Demoni di Fuliggine


Tanti e tanti anni fa viveva sui colli di Bologna un vecchio generale.

L'uomo comandava schiere e schiere di soldati di brina, grandi uomini e piccoli elfi che ad ogni suo cenno rispondevano prontamente attaccando e conquistando i prati come i fiumi, le fontane come i tetti delle case.

Ognuno di loro aveva un compito ben preciso e unico ognuno, nella mente del vecchio condottiero, aveva un suo preciso obbiettivo.

La battaglia aveva sorti alterne ogni anno, ma ogni anno si concludeva con la vittoria del generale sul suo più sedentario e dolce fratello, che alle schiere di brina aveva preferito una manica di pittori nullafacenti che non si occupavano d'altro che tingere foglie e scaldare castagne.


Questo fino al sesto anno del secondo millennio dalla nascita del Nazareno.


La mattina del ventunesimo giorno del dodicesimo mese la sveglia del generale suonò come ogni anno, il vecchio stropicciò gli occhi, scostò le coperte di ghiaccio che lo avevano coperto e tenuto in un freddo confortevole durante il riposo, si alzò ed indossò la sua vecchia divisa coperta di medaglie di neve e si accorse che qualche cosa non andava.


Brina e Neve (il generale era un po' monotematico anche nei nomi) i suoi lupi non erano li con lui, ne tanto meno si fecero vedere i suoi attendenti e il suo stato maggiore.

Prese allora ad aggirarsi per il vecchio castello che abitava, nessuna delle finestre era aperta e soltanto qualche debole lama di luce filtrava dai vecchi scuri di legno.

Camminò e chiamò ma non ebbe risposta da nessuno dei suoi servi o dei suoi soldati, poi sentì qualche cosa, un pianto sommesso che proveniva dalla grande sala dei balli dove ad ogni cambio d'anno si tenevano i festeggiamenti in suo onore.


Affrettò il passo e con un calcio (il generale non aveva esattamente un carattere dolce e contemplativo) aprì la pesante porta di legno che andò a sbeccare con un tonfo gli stucchi della parete.


“Chi piange in casa mia?”


Tuonò, ma subito si pentì della sua irruenza quando vide una bambina di poco più di sei o sette anni seduta al centro della sala con un abito ricamato di petali e di colori che lui nemmeno sognava, lottare con dei piccoli folletti neri di fuliggine che la tiravano e la deridevano.


“Vi prego ho sonno” diceva tra un singhiozzo e l'altro “lasciatemi dormire è tanto tardi”

ma i piccoli demoni continuavano a tirarle i capelli e a pizzicarle la pelle rosa.


“Lasciatela in pace” urlò nuovamente il generale avanzando minaccioso con la sciabola in pugno

“Andatevene codardi o affrontate me il Generale Inverno!”


Per un istante i folletti si fermarono a guardarlo stupiti e un po' spaventati, poi scoppiarono a ridere tutti insieme.


“Ma cosa vuoi fare tu vecchio?”


Dissero fra le risa


“ormai hai già perso, abbiamo già distrutto il tuo esercito e stiamo rovinando anche le tue roccaforti al nord e al sud, ormai sei nostro ostaggio e ti libereremo solo quando farà comodo a noi!”

cantilenarono con i loro aliti fetidi


E detto questo gli gettarono addosso una campana di plastica vuota da cui il generale non poteva uscire, ma solo guardare i folletti che non la smettevano di infastidire la sua piccola primogenita, Vera.


Ora questa favola ancora non ha una fine, spero però che i folletti lascino in pace la piccola Vera e che il vecchio inverno si sia placato un pochino quando riuscirà a liberarsi, oppure speriamo che chi può la smetta di essere ipocrita e cieco e decida di porre veramente un freno all'armata dei demonietti di fuliggine.

17.1.07

L'orologio



Nel piccolo scrigno di legno scuro sul trumò, stretta fra una vecchia medaglia e una bigiotteria pesante, una vecchia cipolla di quelle che non sfigurerebbero al taschino di un attore in un film.

Ogni sera due giri alla piccola ghiera zigrinata solo per sentire il ticchettio leggero, ancora più attutito dalla fodera sdrucita della scatola.

...

Gobbolino era un gatto di strega, o almeno così avrebbe voluto la sua mamma, ma nella notte sua sorella Sutica vide il piccolo calzino bianco della zampa sinistra del fratello.

Ancora un sorso di latte da un biberon ormai fuori luogo e già gli occhi si chiudono.

16.1.07

Raccontar storie


Gobbolino è un gatto di strega, e il buon Ted ha deciso di usare un Rabarbaro per cappello.

Anni fa un bambino dormiva in un lettino da campeggio Blu nella camera da letto dei suoi nonni, mentre un grosso mangiacassette di bachelite nera raccontava fiabe con il gusto del latte caldo.


Nel 1850 la bandiera Cubana venne issata per la prima volta.
Essa combina tre colori: rosso, bianco e blu: tre striscie blu, gli stati in cui era suddivisa a quel tempo; due striscie bianche, la forza di un combattente idealista; un triangolo rosso, che rappresenta eguaglianza, fraternità e libertà, e allo stesso tempo il sangue che deve essere versato in una guerra per l'indipendenza; e una stella bianca,solitaria, il simbolo dell'assoluta libertà rispetto alle altre nazioni.

11.1.07

A NOI A LORO A CHI CI AMA E A CHI CI ODIA!!!


























CA' DE MANDORLI - via Idice 24 San Lazzaro Di Savena (BO)


Evvai che si ricomincia... speriamo :-)