5.3.07

IL CORVO ALL'INCONTRARIO [3]

“Come ribaltato?” Primo strabuzzò gli occhi “devo mettermi a testa in giù?”


“Sarebbe un inizio, anche se non sufficiente, ma comunque un inizio” fece il professore aggiustandosi gli occhiali sul muso.


“Vedi figliuolo, il fatto è che normalmente voi” qui prese una pausa “umani siete un po' troppo banali per entrare nel nostro mondo, del resto c'è un motivo se abbiamo preferito staccarlo dal vostro ti pare?”


Primo annuiva con un'aria perplessa, lui del resto non si sentiva affatto banale, ogni giorno passava ore ad inventarsi e ad inventare giochi e storie per lui e per i suoi fratelli e le sue sorelle, e questo non gli sembrava assolutamente un comportamento banale.

Rinfrancato da questo ragionamento disse


“Ma io non lo sono, e poi in qualche modo devo aiutare il mio babbo insomma, mica posso lasciare che ci sloggino dal nostro podere”


Il topo prese a grattarsi meditabondo il mento, mentre Nero e Oro facevano lo stesso con un'espressione decisamente meno seria.


“Bene un modo ci sarebbe, domani notte devi andare al pozzo e porta con te un uovo di gallina, quando sarai li siediti sul bordo e chiama la Biscia del latte”


Primo sbiancò


“Ma ma la biscia del latte è cattiva, la mamma da piccolo mi raccontava sempre le storie sui bambini mangiati”


“E secondo te perchè devi portarti dietro l'uovo, lei ne va matta, con quello dovrai convincerla a portarti fino all'altro mondo”


“All'altro mondo!” questa volta a squittire fu Primo a cui quell'espressione proprio non piaceva.


“O insomma è un modo di dire” fece il professore spazientito “se vuoi andarci si fa così altrimenti sono poi fatti tuoi” e detto questo si rimise il morso e non parlò più.

Nero e Oro avevano ascoltato tutto e cercarono di tranquillizzare Primo.


“Su su cinno stai tranquillo, non è che poi mangi la gente il biscione”


disse Oro


“Non sempre almeno”


corresse Nero, Primo non si sentiva affatto tranquillizzato.

Nonostante tutto però, la mattina dopo andò nel pollaio e, senza dirlo alla mamma, prese una delle poche uova che trovò sotto la loro unica gallina e se la mise in tasca.

La notte seguente andò a letto vestito e quando tutti si furono addormentati, quatto quatto uscì alla luce della luna piena.


“Oila! Primo”


urlarono in coro i due folletti


“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”

fece primo terrorizzato


“Shhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhtttt!!!”


fecero i folletti agitando le manine


“Svegli tutti!”


E insieme si incamminarono verso il centro dell'aia dove, mezzo coperto dall'unico fico buono del campo, stava il pozzo.

Quando lo raggiunsero il bambino si guardò in torno a metà tra l'impaurito e il dubbioso


“Ora che devo fare?”


chiese


“Semplicemente vai al pozzo, affacciati dalla vera e chiama su la biscia. O non scordarti dell'uovo mi raccomando”


Primo si avvicinò al basso muretto di mattoni e guardò dentro, non gli sembrava ci fosse nulla di strano, la corda del secchio penzolava e dal basso ritornavano alcuni riflessi che la luna faceva sull'acqua.

Preso il coraggio a due mani aprì la bocca e urlò


“Biscia! Biscia del latte!”


Nessuna risposta, Nero e Oro intanto erano spariti dietro ad un sasso e da li lo incitavano


“Avanti riprova!”


Primo si girò ma rimase gelato, dal bordo del pozzo due occhi gialli e fluorescenti lo guardavano con aria malevola, incastonati su di una testa nera e lucida dalla cui bocca cadevano delle stille di bava biancastra.

Il sibilo che la biscia emise gli sembrò al cosa più terrificante del mondo, peggiore persino dei tuoni e della casa stregata su alla croara.


“Chi sssssssssssssssssei tu?” sibilò la biscia e poi ancora “che cosssssssssssssssssssssssssssa vuoi?”

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellooo!!! ^___^
Ah, ma ti sei interrotto troppo presto, voglio sapere tutto! Scrivi, scrivi, mi piace tantissimo la tua favola! Mitica! ^_^
Complimentissimi, Val =)