21.2.07

Questa giuro che la Finisco

IL CORVO ALL'INCONTRARIO [1]



Secoli e secoli fa, vivevano nella pianura tra Bologna e il mare moltissime famiglie di contadini, coltivavano una terra ricca e abbastanza generosa e nonostante le alte tasse che i loro mezzadri pretendevano nessuna di queste poteva veramente dire di soffrire la fame, nessuna tranne gli affittuari di un piccolo podere sulla via Emilia.

Qui la stessa terra che solo pochi metri più in la riempiva il campo di spighe di grano e di erba medica sembrava volersi mangiare ogni singolo seme che la famiglia infilasse tra le zolle.

Il padrone, così come in contadini, non era affatto contento e dava il tormento al povero Alcide, era il capofamiglia e il padre di sette bambini, tanto che un giorno lo mandò a chiamare perché si presentasse a lui la mattina a venire.


Alcide a quella notizia non seppe che fare, ovviamente non poteva non presentarsi ma anche andare avrebbe significato il licenziamento e forse la perdita del podere.


Primo il suo primogenito, Alcide non era un uomo di molta fantasia e nemmeno Giuseppina sua moglie, vide il padre e si accorse della grande agitazione in cui si trovava.


“Che hai Babbo?”


Chiese guardandolo dal basso dei suoi undici anni


“Nulla, stai tranquillo”

Rispose distrattamente mentre con una mano gli scompigliava i capelli.


“Vai a dormire che è tardi”


Primo fece come gli era stato detto e come ogni sera andò nel grande letto di legno scuro che divideva con i suoi fratelli, e si coricò sul bordo con i piedi di uno dei piccoli ad accarezzargli una guancia, ma non si addormentò.

In silenzio tese le orecchie per sentire che cosa dicessero i suoi genitori, passarono i minuti finché i singhiozzi della madre non arrivarono fino a lui


“Ma che cosa faremo caro?”


Diceva tra si sospiri e le lacrime


“Non ne ho idea, ma domani qualche cosa mi verrà in mente, ora dormi e stai tranquilla”


Sentito questo Primo non riuscì più a prendere sonno con tutti i pensieri che gli giravano per la testa, ragionava e studiava un modo per aiutare il padre ma non gli venne in mente nulla.

Verso l'alba, quando la notte si fece veramente gelida, e Primo stava per cedere al sonno accadde una cosa veramente incredibile.

Da dietro ad una delle ante della piccola madia del pane, gli arrivarono delle vocine sottili sottili.


“Ho mo boia quanto ci mette ad addormentarsi Oro?”


Disse la prima con fare stizzito


“Non lo so Nero, però stai zitto che se ci sente sono guai grossi”


Rispose la seconda con un tono più paziente


“No senti io vado a dare un'occhiata, è un po' che sta fermo e io ho freddo, magari si è addormentato”


Disse di nuovo la prima, sempre più spazientita, mentre Primo si metteva a far finta di dormire.


“No no hei fermo, ecco bene e adesso se è sveglio che facciamo?”

“Ma che sveglio e sveglio è li che russa beato”

“Nero sei sicuro?”


La porticina della madia si aprì e due piccolissimi omini vestiti di tutto punto ne uscirono, entrambi portavano dei tricorni e delle scarpette di vernice nera con delle grandi fibbie lucenti, l'unica differenza era nei ricami delle loro giacche quelli del primo ad uscire erano di un nero profondo e un po' spaventoso, come il suo piccolo ombrello, mentre quelli del secondo, che non sembrava poi così convinto a muoversi, erano dorati e così anche l'ombrellino.


Velocemente i due balzarono prima sul pavimento, dove atterrarono dolcemente utilizzando gli ombrellini come paracadute, e da li saltarono sulla testata del letto proprio sopra il capo di Primo.


“Finalmente si è addormentato, non ne potevo più di starmene li dentro, oltretutto quel topo stava veramente iniziando ad infastidirmi con tutte le sue lamentele sul corvo all'incontrario”


Disse Nero mentre cercava la sicura del suo ombrello


“Ei che fai?” lo fermò Oro


“Gli mando un bel carico di incubi, così impara a non addormentarsi!”

Ribatté l'altro scuotendo con forza il piccolo oggetto

“E APRITI!”


“Ma no, ma no, poveretto, già praticamente non mangiano e tu vuoi anche terrorizzarlo mentre dorme. Non mi sembra il caso!”


A queste parole Primo non riuscì più a trattenersi e disse


“Grazie signor Oro, in effetti ho la pancia vuota e proprio non mi va di fare brutti sogni”


Entrambi gli omini esplosero in un AAAAAAAAAAAAAAA terrorizzato e si misero a correre per il letto finché non andarono a sbattere uno contro l'altro.


Il bambino rise dietro la mano di quello spettacolo che si era concluso con un'esplosione di polverine luminescenti nere e oro scaturite dai due piccoli ombrelli.

Ora i tre si guardavano in silenzio, il bambino con un'aria divertita e incuriosita, i folletti, perché di questo si trattavano i due omini, impalati e immobili con gli occhi a piattino e le bocche serrate.


“Fai finta di essere di legno” sussurrò Oro a mezza bocca al suo compagno


“Va bene” rispose Nero che iniziò a cantilenare “Ciocco di legno, sono un ciocco di legno, ciocco di legno sono un ciocco di legno” agitando le manine come a lanciare un incantesimo su Primo che se la rideva sotto in baffi per non offenderli.


“Ma sei scemo?!?” sbottò Oro “Ti sembra il modo di far finta di essere di legno?”

“Shhhhhhhhh! Lo sto ipnotizzando” sibilò di rimando Nero “Sono un ciocco di legno, ciocco di legno”

A quel punto una delle scarpine di Oro si andò a conficcare nel sedere dell'altro folletto che con un'imprecazione era saltato in piedi e subito ne era scaturita una piccola rissa.


Primo diede un colpo di tosse e con un riso mezzo soffocato chiese


“Ciao chi siete? Io mi chiamo Primo ed è un piacere conoscervi”


“Hei Oro mi sa che non dorme sai?”


“MA VA! Smettila di mordermi le calze e fammi alzare CRETINO, che vediamo di risolvere sta faccenda”


Ora i due si stavano aggiustando le bluse stropicciate con le mani mentre si rialzavano, poi Oro prese la parola e dopo essersi schiarito la voce disse


“Buonasera giovine Primo, noi siamo...”


“DEMONI TREMENDI!!!!” Urlò Nero alzando le mani sopra la testa e ciondolando da un piede all'altro


“Ma che Demoni e Demoni Imbecille!” disse Oro mentre con una manata faceva finire a gambe all'aria il fratello.


“Dicevo... Dicevo?”


“Voi siete...?” Incalzò il bambino


“A già noi siamo...” nero fece un rumore simile ad un rullo di tamburi con le mani


“I folletti dei sogni, i seralocchi” disse di volata Primo.


“E tu come lo sai?” risposero gli altri guardandolo sbigottito


“Vi ho riconosciuti dagli ombrellini, la mamma mi racconta sempre di voi prima di dormire”


“Bene presentazioni fatte, ora vuoi dirci perché non dormi, sono tre ore che stiamo rinchiusi in quella scatola aspettando che ti addormenti!”


Fece Nero spazientito e battendo con fare eloquente il dito su una cipolla che aveva preso dal suo taschino.


L'espressione di Primo si fece via via più seria, mentre raccontava ai due di come l'indomani suo padre sarebbe dovuto andare dal mezzadro che voleva toglier loro la terra perché non produceva abbastanza, e della mamma che non sapeva più che cosa mettere loro nel piatto la sera.

Quando smise di parlare i due folletti si stavano soffiando i grossi nasi in due fazzoletti ricamati


“Sniff che storia triste”


Dissero all'unisono tra i singhiozzi esagerati.


“Senti facciamo così tu ora dormi e noi domani vedremo di darti un mano, ma mi raccomando non farne parola con nessuno, la dama di Felsina non ha piacere che noi ci si immischi in queste faccende”


“Va bene” Disse primo e si addormentò.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

eh sì, questa la finisci, se no stasera non mi addormento!

Anonimo ha detto...

E' bellissima! Bravo! Adesso voglio il seguito... Adoro le favole!
Valinor =)