29.11.06

Le pantofole dell'orco



Le pantofole dell'orco, letto così decontestualizzandolo sembra il titolo di una fiaba, una di quelle con piccoli bambini che si salvano dando un calcio nel sedere ad una strega o rubando gli stivali dalle sette leghe al gigante cattivo che poi precipita giù dalla pianta dei fagioli magici.

Non è così, L'orco di cui parla il libro a fumetti di Rosalind B. Penfold, è un orco molto più spaventoso di qualsiasi mostro si possa trovare nei racconti.

Anche adesso vieni difficile parlarne, perché se leggendolo con gli occhi di una donna quel libro racconta una storia di violenza privata a volte tremendamente simile alla propria, leggendolo come uomo si viene presi da una paura tremenda, l'inquietudine di poter essere così o di poterlo diventare.

Si ripensa a quando magari si è vissuto situazioni simili da bambini e da come si è fatto di tutto per sfuggirvi, si guarda indietro e con lucidità si cerca di fare un analisi dei propri comportamenti cercandoci una qualsiasi somiglianza.

E' un libro terribile per quanto è semplice e reale, va letto.

Va letto come atto d'accusa, va letto come doverosa apertura d'occhi, va letto perchè quelle sono cose che rimangono e che non solo condannano chi le applica, ma in maniera ben peggiore chi le subisce.

Va letto con consapevolezza di non essere estranei, che pensare io non lo sarò mai non basta.

Va letto come presa di consapevolezza che il mondo fuori dal nostro privato più intimo è sensibile a noi e noi dobbiamo esserlo ad esso.

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